Scenderà fino a oltre 3 mila metri sotto il livello del mare, anche se è progettato per sostenere la pressione fino a 400 bar. È l’impianto sperimentale del progetto Nemo (Neutrino Mediterranean Observatory), che l’Istituto nazionale di Fisica Nucleare (Infn) ha in corso nel mar Mediterraneo per realizzare un telescopio di nuova concezione, battezzato “kilometro cubo᾿.
I galleggianti che lo sostengono sono prodotti Resinex, proprio come quelli utilizzati nel 2005 durante la prima fase sperimentale. Alla luce dell’esperienza i nuovi galleggianti sono stati resi più sottili, ottenendo
una maggiore modulabilità. Appositamente studiati per le alte profondità, sono stati posizionati sulle basi delle minitorri che fanno da supporto all’impianto e che attualmente sono in fase di test.
Il progetto Nemo prevede la costruzione di una grande antenna sottomarina studiata per rivelare neutrini astrofisici di altissima energia. Individuare la presenza de neutrini potrebbe estendere le conoscenze dell’astronomia attuale, che invece è basata sulla rivelazione di fotoni, cioè di luce e radiazione elettromagnetica.
Nemo rappresenterà infatti anche la più grande stazione di monitoraggio (oceanografico, geofisico, chimico ed acustico) dell’ambiente marino, nonché un polo di sviluppo di tecnologie per l’esplorazione degli abissi.
La localizzazione definitiva sarà probabilmente di fronte a Capo Passero, il che permetterà di collocare il telescopio a circa 3.500 metri di profondità, 100 chilometri al largo della Sicilia.
Sotto questo spesso schermo d’acqua, il telescopio si troverà in condizioni ottimali di buio rispetto alla radiazione cosmica di bassa energia che, a bassa profondità, lo accecherebbe e non permetterebbe l’osservazione dei neutrini. Avrà un’estensione di due km quadrati e sarà formato da 81 torri di 750 metri d’altezza nonché dotato di circa 5.000 sensori di luce.